giovedì 4 ottobre 2012

Un'estate anomala (seconda parte)

Augusto si presenta puntuale. Passo la giornata a insegnargli tutto il possibile e a fargli vedere dove sono posizionate le cose che mi servono. Intanto intervisto altri due ragazzi, uno dei quali sembra davvero adatto. Ci lasciamo con la promessa che, dopo aver sentito le sue referenze, lo richiamerò. Il nuovo arrivato mostra subito i suoi limiti. Ha detto che sa cucinare. Come faccio tutte le volte che provo qualcuno in cucina, gli chiedo di preparare un piatto di pasta con pomodoro e basilico, niente di più semplice. Il risultato è, ovviamente, disastroso: una piatto di penne rigate scotte navigano in un sugo di pelati dal sapore non meglio definito. Ha detto anche che non ha problemi a sollevare persone pesanti (sarei io, per l’altezza...). Per fortuna è tornato Alex, un mio caro amico al quale ho affittato una stanza. Il sollevatore di pesi si presenta con un busto e ha grosse difficoltà a mettermi in carrozzina. Alex si occupa del busto, la parte più pesante (va bene, un po’ di pancia c’è!), e releghiamo Augusto alle gambe. Non vi descrivo l’agonia del malcapitato per posizionarmi a dovere sul letto. Per farla breve, il giorno seguente, mi chiede udienza:
«Senior Lorenzo, posso parlare un attimo?»
«Certo Augusto, mi dica»
«Sinseramente io non posso fare questo tipo di esforso»
«Questo l’ho capito, ma lei mi ha detto che non aveva problemi a sollevare persone pesanti»
«Per questo voglio esser sensero»
«Poteva essere ‘sensero’ due giorni fa così non perdevamo tempo»
«...»
«Ora deve aspettare che trovi un’altra persona».
Ho già sentito le referenze dell’altro candidato, quindi lo convoco d’urgenza. La cosa davvero buffa è che Augusto e Armando, questo il nome del nuovo arrivo, sono praticamente identici: stesso colore di pelle, stessa altezza, tratti somatici simili. Si muovono per casa insieme, sempre. Sono inseparabili: due perfetti umpalumpa, quelli della fabbrica di cioccolato di Willie Wonka. A volte scambio i nomi. Mi viene voglia di tenerli entrambi, nel letto entrerebbero comodamente, ma le scarse finanze e il fatto che mangiano per quattro, me lo impediscono. Alex e Alessia continuano ad aiutarmi tutti i giorni (mia sorella è giustamente partita), anche perché io dei due umpa insieme mi fido poco, togliendogli fatica e responsabilità. Tanto che l’umpa Augusto mi richiede udienza:
«Posso parlare un attimo?»
«Certo mi dica»
«Io senseramente vorrei restare»
«Come vuole restare? E la schiena, gli sforzi?»
«Posso farcela»
«Guardi che se rimane, fino a Settembre non voglio sentire lamentele fisiche di nessun tipo. D’accordo?»
«Va bene».
Alla fine sono identici, uno vale l’altro, devo solo superare il mese di Agosto.
Arriva il giorno dell’incontro con la dottoressa. Augusto ha detto che ha la patente e sa guidare, ma l’ho visto consultare un libro con il significato della segnaletica stradale. Non ho voglia di morire con l’umpa, mi faccio accompagnare anche da Alex che guida il furgone. Una cosa che ho visto accadere raramente e solo con sudamericani, è la pressoché inesistente curiosità: se c’è qualcuno che fa al posto loro, si disinteressano completamente. Per esempio: devo salire sul mio furgone e legare la carrozzina all’interno. Alex gli fa vedere come si fa la prima volta, si presuppone che al ritorno l’umpa prenda l’iniziativa e ci provi da solo, anche sbagliando non ha importanza, dopo due-tre volte imparerà. Lui resta fermo come una statua e aspetta che Alex prenda in mano, di nuovo, la situazione.
La dottoressa mi ribadisce ciò che già sapevo: letto fino a dopo Ferragosto, poi mi cambieranno lo schienale in attesa dell’arrivo della nuova carrozzina. Oggi è lunedì, il cambio è previsto per lunedì prossimo. Un mese da incorniciare...