martedì 3 agosto 2010

Numana 3

I giorni passano inesorabilmente, soprattutto quando si sta bene, e la mia vacanza sta volgendo tristemente al termine. Tuttavia la vita di paese e il mio ampio parentado offrono continuamente il fianco alla mia penna.
Qualche sera fa sono stato alla grigliata di famiglia organizzata da mio cugino Marco (figlio di Maurizio e Irma). Il giardino pavimentato del palazzo familiare è stato riempito di barbecue fumanti e tavoli con qualsiasi tipo di bevanda. Tranne mia cugina Michela, c’erano tutti: zio Maurizio e zia Irma con figli e fidanzate incinta, zio Massimo e zia Ester con figli e figli dei figli, zio Manfredo e zia Stefania con figli e fidanzate non incinta. C’erano anche due miei cari amici, David e Silvia che hanno assistito-subito la grande riunione di famiglia. Il primo siparietto riguarda il bassotto di mia cugina Maddalena (figlia di Massimo e Ester). Mi è stato immediatamente presentato. L’ho forse guardato con un minimo di disprezzo (non vado pazzo per i cani di piccola taglia) e sono stato altrettanto immediatamente redarguito:
«Che c’è non ti piace il mio bassotto??»
«No no, è che sembrava un topo»
«Ma quale topo, guarda è così carino», intanto il mini quadrupede si allontanava tranquillo in mezzo alle erbacce del giardino.
«Oddio‼ Non appoggia la zampina‼ Si è slogato! Oddio‼»
«Chiamiamo un’ambulanza?»
«Smettila! Vieni qui piccolino fammi controllare».
Il bassotto è tornato zompettando tranquillamente sano come un pesce.
Il menù della serata comprendeva tutti i tipi di carne conosciuti, dal pollo alle salsicce passando per spiedini, fiorentine e wurstel più circa 400 pomodorini al gratin cucinati, con tecniche diverse, dalle tre zie. Io e Marco, dall’alto della nostra esperienza in fatto di pomodorini – dopo averne divorati una quarantina – abbiamo stilato in gran segreto (per non offenderle) una classifica. Ma si sa, i segreti in famiglia non ci devono essere, quindi la pubblico:
Prima a furor di popolo Irma, con il suo pomodorino classico al forno.
Seconda Stefania, col pomodorino alla griglia.
Terza Ester, per colpa del pan grattato allappante.
Protagonista unico della serata è stato il piccolo Tommy, l’ultimo figlio di Maddalena. Si è destreggiato in improbabili cocktails mischiando vino, cocacola, acqua e birra con una spruzzata finale di lime versando istericamente l’intruglio da un bicchiere all’altro. Ha poi iniziato ad arroventare i legni degli spiedini sulla fiamma delle candele divertendosi a spegnerli sulle braccia di mia cugina Manuela (figlia di Manfredo e Stefania). Dopo l’ennesimo grido della madre di smetterla ha commentato:
«Va bene la smetto, basta che non mi rompete li cojoni».
Dulcis in fundo si è improvvisato cameriere tagliando fette di dolci per tutti (anche per chi non ne voleva). Più che Tommy lo chiamerei Danni.
Ma l’apice è stato raggiunto quando zio Massimo ha tirato fuori una bottiglia di spumante per festeggiare mio cugino Marcello (figlio di Manfredo e Stefania) che si è appena comprato una meravigliosa imbarcazione. Un attimo prima di stappare, la sedia sulla quale era tranquillamente seduto zio Manfredo si è letteralmente disintegrata scaraventandolo a terra. Durante la caduta i piedi hanno violetemente colpito il tavolo davanti imbandito di piatti, bicchieri, bottiglie e un vaso di vetro porta candela pieno di conchiglie che sono volati all’unisono come fossero stati catapultati via. Andandosi a sfracellare tra muro e pavimento, sfiorando Margherita (la fidanzata di Marcello). Neanche il miglior effetto speciale cinematografico sarebbe stato in grado di riprodurre tanta perfezione. Ripuliti i cocci che erano magicamente racchiusi in cinquanta centimetri quadrati e fermato Tommy-Danni che voleva ficcarci dentro le mani per prendere una conchiglia, abbiamo deciso che era venuto il momento di andare in piazza a Numana dove imperversava una sfilata di moda.
Solitamente la piazzetta del paese è tristemente vuota, a parte le sei o sette immancabili bancarelle che vendono le stesse cose da trent’anni. Questa volta c’era il delirio. Quasi non si camminava. E tutto questo per cosa? Una squallidissima sfilata di intimo e pellicce, presentata da niente popò di meno che Jo Squillo. In totale ‘modalità mediaset’ (cit. Graf) mentre introduceva le varie linee d’abbigliamento con testi da vendita televisiva. Inframezzando il tutto con battute ammiccanti e performance canore: lei che cantava ‘Everybody need sombedody’ dei Blues Brothers; due cantanti lirici (si fa per dire) che intonavano ‘Te vojo bene assai’ di Caruso. Una selva umana che applaudiva mentre si parlava di castorini, visoni e volpi massacrate per farne vestiti. Anche la bellezza delle modelle passava in secondo piano davanti a questo spettacolo surreale nel suo cinismo. Sono scappato disgustato e mi sono rifugiato da Morelli. Ho annegato i pensieri in un bicchiere di amaro e sono tornato a casa. Conservando il ricordo della serata col parentado al quasi completo, che dovrebbe succedere più spesso e a cui voglio un gran bene.

P.S. Tornati a casa con David, Silvia e la mia adorata cugina Monica ci siamo messi a chiacchierare. David e Silvia seduti sul divanone vellutato gonfiabile comprato a inizio vacanza. Nel mezzo della chiacchierata David si è alzato di colpo per raggiungere un bicchiere sul tavolo, mentre Silvia con il terrore negli occhi si cappottava all’indietro con tutto il divano. Senza curarci minimamente delle condizioni della povera Silvia siamo esplosi in una fragorosa risata, di quelle difficili da fermare. A questo punto, visto che non c’è due senza tre, quasi quasi mi cappotto anch’io da solo, così per solidarietà...