domenica 30 maggio 2010

Sono reduce dalla festa di compleanno di mia sorella Valentina. Tenutasi in casa mia, con tanto di dj David Nerattini ‘on the turntables’. Abbiamo passato parte del pomeriggio a spostare mobili per fare spazio all’orda danzereccia che mi avrebbe invaso casa, a posizionare candele, torce e quant’altro in giardino per creare l’atmosfera adatta (operazione ottimamente riuscita) e ad allestire tavoli e tavolini con alcool di tutti i generi. In realtà è venuta meno gente di quella che aspettavamo, ma veramente buona. Si è bevuto e danzato alla grande. Grazie, oltre che al dj, all’impegno di Tata nel confezionare mohitos a profusione e assicurarsi che tutti ne traessero grande beneficio. Soprattutto lei. Tata è un’amica di Maya, che ha portato anche sua mamma Giulia. Per la quale l’ingresso alla festa non è stato dei più promettenti: piede nel canalino di scolo dell’acqua e cascatone con ammaccatura ginocchio. Nonostante le immediate cure a base di ghiaccio, il ginocchio si è gonfiato e le ha dato fastidio per tutta la sera, con mio grande dispiacere. Ciò non le ha impedito di divertirsi e di incontrare tante persone che già conosceva, praticamente quasi tutti. Grande Giulia!!!
Star indiscussa della serata Margot, ultimo arrivo in casa Barbarossa. Una bambina di una bellezza sconvolgente completamente a suo agio nonostante la musica alta e i festanti. Tutta Papà, senza offesa per Mammà. Un grazie speciale a Maya per la sensibilità dimostrata. E ora via, a praticare con l’importante obbiettivo concordato sempre con Maya (aò sempre in mezzo sta Maya!).

Prima di lasciarvi voglio riportare due notizie lette su Repubblica:

C’è stata una sorta di pulizia negli atenei italiani. Sono state eliminate 469 lauree brevi cosiderate ‘stravaganti’. Ne voglio elencare alcune, quelle appunto riportate dal giornale:
‘Benessere del cane e del gatto’; ‘Scienze del fiore e del verde’; ‘Enogastronomia mediterranea’; ‘Turismo alpino’. A questo punto vorrei una lista completa. Ci potrebbe essere qualsiasi cosa: ‘Fenomenologia del velluto a coste’; ‘Filosofia del posacenere’ o anche ‘Accumulo e smaltimento delle unghie tagliate’. Si può dire che la cultura italiana abbia fatto un salto in un futuro pregno di sapere.

In Canada hanno diffuso le foto di quattro rapinatori dalla curiosa tecnica. Aspettano nei pressi di un bancomat che qualcuno prelevi del denaro. Una volta effettuata l’operazione il malcapitato viene investito da una pioggia di merda liquida. A quel punto entrano in azione i complici dello spruzzatore, che fingendosi cittadini solidali, aiutano lo smerdato a pulirsi mentre gli sfilano i verdoni. I quattro pericolosi malviventi sono accusati di ‘Rapina a mano sporca’. Secondo me dovrebbero dargli un premio per l’originalità della tecnica adottata.

Dopo avervi cambiato l’esistenza con queste notizie di vitale importanza mi eclisso. Alla prossima!

giovedì 27 maggio 2010

Eccoci qua!
Dopo un minimo di latitanza, ho delle cose da raccontare. Vedo con grande piacere che i lettori fissi del mio blog sono aumentati. Grazie!
Per chi ancora non lo sapesse, da ormai un anno ho abbracciato la fede Buddista. In particolare il buddismo del maestro Nichiren Daishonin. Sabato scorso ho ricevuto il gohonzon: la pergamena oggetto di culto davanti alla quale si prega/pratica la formula Nam Myoho Renge Kyo. Il ricevimento si è tenuto al kaikan, il centro della Soka Gakkai International (SGI) che è l’organismo a cui si appoggia questa branca del buddismo. Al contrario di quello che pensavo, e che forse temevo da un certo punto di vista, la cerimonia è stata molto semplice e piacevolmente festosa. Nessun imbarazzante sfarzo, che è anche uno degli aspetti a mio avviso positivi di questa religione laica. Se ci fosse stato un Dio o qualsiasi altra cosa trascendentale da venerare, neanche la mia ombra si sarebbe avvicinata. Non è nelle mie corde (per usare una terminologia educata).
Sono arrivato al centro insieme a Richard, l’amico che mi ha introdotto (=messo in mezzo‼) al buddismo (nella terminologia buddista io sono il suo shakubuku), e ho fatto il check in. Che, in questo caso, non significa consegnare valigie e partire in volo ma registrarsi consegnando un foglio compilato con dati anagrafici e altro, accompagnato da due foto. Come al solito, grazie al mio cognome, sono il primo della lista. Reminescenze da incubo scolastico affiorano immediatamente dalle profondità del mio cervello, del tipo:«Oggi interroghiamo il primo e l’ultimo del registro di classe» o anche «Interrogazione in ordine alfabetico!». Non c’è ultimo banco che ti nasconda. Infatti l’immancaile commento arriva subito:«Eccoti qua, sei il primo!». E ti pareva. Speriamo non sia così anche dopo la morte:«A come Amurri ti reincarni in A come Asparago!».
Effettuata la registrazione entriamo in questa grande sala di preghiera (butsuma) piena di sedie, in fondo alla quale c’è un palco con sopra un bellissimo butsudan (la struttura/armadio che contiene il gohonzon). C’è tanta gente ed è in atto una recitazione guidata da Alberto un responsabile del centro. Richard mi parcheggia in prima fila, si siede dietro di me e ci uniamo alla preghiera. Prima di entrare mi aveva posizionato legandomelo al collo il porta gohonzon: un lungo involucro dove viene infilato il gohonzon appunto all’atto della ricezione. Dono di Maya, una dolcissima ragazza che ho conosciuto da poco, di colore arancione (il porta gohonzon non Maya). Come abbia fatto a sapere che l’arancione è il mio colore preferito è uno di quei dubbi che è bello rimangano piacevolmente tali. Finita la preghiera con i quattro Nam Myoho Renge Kyo di chiusura, Alberto prende il microfono e annuncia che subito dopo la recitazione del Gongyo (una preghiera che si recita due volte al giorno) avverrà la consegna dei gohonzon. Tredici per l’esattezza. Finita anche questa preghiera inizia la consegna. Alberto scende dal palco e ci si mette davanti mentre le biacuren, ragazze che svolgono attività di assistenza all’interno del centro e non solo (non so se il termine sia giusto anche per indicare i ragazzi), gli porgono i gohonzon. Uno a uno (io per primo..) lo riceviamo e torniamo a posto. Alla fine scoppia l’applauso fragoroso di tutti i presenti. Alberto prende il microfono e dopo un breve discorso augurale, anche molto divertente, congeda tutti i presenti. Nei giorni precedenti tutti gli amici buddisti mi avevano preannunciato la grande emozione che avrei provato in questo momento. La realtà è che non mi sento così emozionato, almeno non ancora. Shaila ed Esther, due amiche che sono state così carine da venire, si precipitano a salutarmi. Tutti gli amici presenti hanno un regalo pronto in mano. Libri e oggetti per allestire il mio butsudan. Neanche il giorno del mio compleanno ne ricevo così tanti. Tornati a casa, iniziamo i preparativi per una cena a base di sushi, che Richard da grande cuoco che è ha organizzato per commemorare l’evento. L’appuntamento con gli invitati è per le sette e mezza, orario di apertura del gohonzon. Ci sistemiamo nel mio studio (non so come siamo riusciti a entrarci tutti) dove ho deciso di metterlo e iniziamo a recitare con il butsudan aperto, completo dell’oggettistica rituale (ampollina con l’acqua, campana tibetana che già avevo, porta candele dorati e guardiani) ma ancora vuoto. Durante la preghiera Richard e Maya aprono la scatola che lo contiene e lentamente, con gesti delicati me lo srotolano davanti. Ecco, questo momento è davvero emozionante. Ora capisco cosa intendevano dire. Sento un grande calore invadermi il corpo. Li guardo, anzi lo guardo mentre lo posizionano dentro il butsudan. Concludiamo la preghiera e anche qui grandi festeggiamenti. Poi recitiamo gongyo, e sono io a guidarlo. E’ una preghiera particolare, dove si recitano due capitoli del Sutra del Loto, il libro su cui si basa la religione buddista di Daishonin. La sanno tutti a memoria tranne ovviamente me, che leggo da un libricino. Finito gongyo, altre grandi feste e ci trasferiamo in salotto a mangiare. La serata è proseguita magnificamante. Devo ringraziare tutti per il supporto, i magnifici regali, i fantastici nuovi incontri. Leggendo le dediche sui libri e i biglietti di auguri il light motif è la felicità per l’inizio di questo nuovo viaggio. A questo punto il check in al kaikan ha molto più senso...