lunedì 5 aprile 2010

In procinto di...

Tra due giorni ho l'aereo per New York. Stamattina ho portato i cani a scuola di obbedienza, come faccio regolarmente due volte a settimana, e li ho anche mollati la. Preferisco lasciarli in pensione alla scuola, così stanno in compagnia canina e continuano il lavoro con l'istruttore. Il problema è che io non sono affatto abituato a stare senza i miei adorati cani. Sono passate due ore e già mi mancano. Fin'ora il pensiero del viaggio era alquanto astratto. Adesso che guardo fuori in giardino e non vedo i quadrupedi rosci, ho la certezza che sto effettivamente partendo.

Da quando sono disabile ho cambiato modo di fare la valigia. O meglio, il modo è lo stesso sono cambiate le cose da metterci dentro. I vestiti rappresentano la percentuale minore dello spazio occupabile. Il grosso è intasato da: cateteri, buste per l'urina, guanti, traversine, medicine, creme e olii idratanti, pinzette usa e getta, garze, cerotti. Per non parlare del materasso tempur antidecubito e della sedia da viaggio per la doccia (e la cacca). Questi ultimi due elementi ''per fortuna'' viaggiano soli, sono anche loro valigie. Altrimenti avrei bisogno di un container. L'unico vantaggio è che molti oggetti vengono usati e buttati nel corso della vacanza, liberando lo spazio per le new entries dello shopping in loco (tiè inglese-latino-italiano in mezza riga).

Sono circa due anni che non prendo l'aereo. L'ultima volta, come avevo riportato sul blog, l'assistenza a Fiumicino è stata pessima. Non vedo l'ora di testare i progressi che sicuramente in due anni ci saranno stati. Anche se nutro seri dubbi in merito. Ciò che non è sicuramente cambiato di una virgola è il mio terrore di volare. Sto valutando quali e quanti tipi di tranquillanti portarmi a bordo. Sto anche valutando la somministrazione di una pre-anestesia di quelle che ti danno in ospedale prima di entrare in sala operatoria. Ho trovato, nascosto tra le tante medicine che ho in casa (tutti hanno un armadietto, io ho un armadio a due ante scorrevoli), un addormentatore che tempo fa mi aveva rifilato il mio psicologo. E' così forte che potrebbe bastarmi anche per il ritorno. Nel qual caso la vacanza si trasformerebbe in una terapia del sonno. Ho già pronto il titolo del resoconto:«In viaggio con l'addormentatore».
Se non dovesse funzionare ho materiale per distrarmi: due episodi di due differenti serie tv, sei film, quattro libri e dodici giga di musica. E poi ci sono sempre le fantastiche bottigliette di alcohol da aereo. L'ultima spiaggia. Se vi viene in mente qualche altra soluzione scrivetemi pure, accetto consigli.

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