martedì 8 settembre 2009

Tornando da Ibiza

Sono sul traghetto della Grimaldi Lines. Tratta Barcellona- Civitavecchia. La tratta Ibiza- Barcellona l’ho fatta insieme al mio assistente, ovviamente, e a Bea che molto carinamente (Grazie! Grazie! Grazie!) si è offerta di accompagnarmi. In due con i cani e le valigie, e con l’assistenza ancora scadente sulle navi spagnole, sarebbe stato impossibile. La Grimaldi, al contrario, si distingue per la comodità del viaggio (stanza pressochè perfetta) e l’efficientissima assistenza: sono scesi in due nel garage ad occuparsi di me e del bagaglio, mentre Nilusha portava i cani nell’apposito canile. Ora sono seduto (...) al bar sul ponte numero undici. C’è una minuscola piscina piena di gente. Personalmente anche se potessi, non mi butterei in quella pozzanghera piena di funghi neanche pagato. Preferisco bagnarmi di tanto in tanto con dell’acqua minerale fresca. Fa caldo. Sono circondato dai classici italiani di ritorno dalle vacanze. Quelli che non vorresti mai incontrare, quelli con la maglietta da calcio dell’Italia made in China, quelli che ti si avvicinano incuranti che tu stia leggendo o scrivendo e attaccano bottone parlando del niente:«Che parte della Sardegna stiamo costeggiando?»
«Non lo so», cioè lo so ma non voglio alimentare la conversazione.
«Quanto manca all’arrivo?»
«Non lo so»
«Da quanto abbiamo lasciato Porto Torres?»
«Non lo so»
«Dove sei stato in vacanza?»
«Non lo so».
Mi guarda interdetto.
«Lo so ma non ho proprio voglia di parlarne. Mi sono beccato una bronchite, ho il fiato corto e parlare mi affatica».
Mi molla.
Mi è appena passato vicino un camionista spagnolo metallaro, con tanto di maglietta con teschio che mostra il dito medio. Fantastico. Chissà che impianto ha nella cabina del camion. Mentre altri quattro, sempre spagnoli, giocano un simil ‘tresette’ urlando come leoni marini in calore. Scrivere con questo delirio intorno è molto divertente. Mi sorprende che riesca a farlo. Ma non voglio scrivere del viaggio in nave. In realtà vorrei analizzare la vacanza nella sua totalità, partendo dal drastico cambiamento che sta interessando il popolo vacanziero-festaiolo di Ibiza. E’ la quarta volta che vengo sull’isola. Negli anni passati venire in traghetto era molto divertente. Centinaia di ragazzi tutti insieme. La ‘fiesta’ iniziava già in mezzo al mare. Avevi difficoltà a trovare spazio per dormire anche per terra. Quest’anno solo famiglie con bimbi. Di giovani solo una spolverata. Attività danzereccia ai minimi termini. Hanno chiuso dei locali e sono in procinto di chiuderne altri. Vanno molto gli afterhour in ville private: cinquanta persone o giù di lì; e le feste sulla spiaggia (come ho ampiamente descritto nei precedenti posts). L’isola della trasgressione non è più molto trasgressiva. C’è comunque uno zoccolo duro che resiste e fa finta che non sia cambiato niente, che è colpa della crisi, che è una fase ciclica e presto passerà. Questo la fa sembrare ancora più decadente, come una moda che non ne vuole sapere di passare. Come i mercatini ‘hippy’, che vendono ancora borsette con specchietti, braccialetti indiani etc. etc. Non dico che non sia divertente, ma quando poi si torna a casa la mattina, dopo una nottata di bagordi, rimane un po’ di tristezza. Forse è la totale mancanza di qualsiasi ‘appeal’ culturale a lasciarti pensieroso e malinconico. Almeno a me fa quest’effetto. Non potrei mai vivere qui, non nel prossimo futuro, ma per trascorrere le vacanze rimane uno dei posti più belli d’Europa. Per chi ama spiagge, tramonti e mare ovviamente. Ancora più bello sarebbe viverla in barca, anzi sarebbe un sogno. O meglio, il sogno di una vita. Per ora, purtroppo, non mi riguarda.
Ho visto invece tanti posti che non conoscevo: spiagge nuove nascoste e difficilmente raggiungibili, che reggono senza poblemi il paragone con certi luoghi incantevoli della Sardegna (che considero il top in fatto di mare); stradine che salgono intorno ai monti sulla costa nord, con viste mozzafiato; tramonti dai mille colori col sole che lentamente affonda nel mare.
Per quanto riguarda la casa, sono stato ospite di un castello multifunzionale: wifi ovunque (che in Spagna si pronuncia uifi); cucina super attrezzata con due enormi frigoriferi, lavastoviglie, forno, microonde, tostapane; lavanderia e garage dalle molteplici e curiose stanzette; piscina e veranda che sarebbe bastato quello a rendere la vacanza ottima e una doccia esterna con la cipolla che si illumina dal verde al rosso a seconda della temperatura dell’acqua. Stanze enormi e tutte dotate di condizionatore. I padroni di casa hanno perfino modificato gli esterni per abbattere le barriere architettoniche. Persone per bene.
Unico problema: Garibaldi. Si è fermato a metà conquista e ha pronunciato la fatidica parola ‘obbedisco’ ai Savoia. Parola che ha consentito ai regnanti di depredare il sud di tutte le sue ricchezze. Ecco perché il sud, nel 2009, è povero.
A buon intenditor poche parole... ciaoooooooooooo‼

1 commento:

Anita ha detto...

non l'ho capita questa di Garibaldi!!! aiuto :)