sabato 8 agosto 2009

Cronache da Ibiza #3

E’ arrivato Alessio insieme alla fidanzata Flavia. E che arrivo!!
Esco da un locale all’aperto chiamato Zoo (perché è veramente l’ex zoo di Ibiza) verso mezzanotte, dopo aver passato due ore piacevoli in compagnia dei System of survival, due ragazzi di Salerno che fanno musica elettronica; e dopo avere assistito a questa scena: una tipa inglese seduta accanto a noi mostra e si lascia palpare le tette dagli amici che le siedono intorno, spiegando in che modo sono state rifatte. L’arrivo del volo è previsto per mezzanotte e mezza. Oltre a me in macchina ci sono: Andrea alla guida, Nilusha, Mika e Milena una coppia di polacchi molto carini che hanno una stanza da affittare ad Alessio. Ci ferma la polizia convinta che Andrea sia il conducente di un ‘black taxi’. Ci sono 300 taxi ufficiali a Ibiza che schizzano su e giù per l’isola per 3000-5000 persone che escono dai vari locali ogni sera, di conseguenza proliferano i taxi in nero. Il problema è che i poliziotti, nonostante le ripetute spiegazioni che fanno finta di non sentire, ci mettono venti minuti a capire che sono disabile e che il furgone, modificato per il trasporto di una carrozzina, non può essere un black taxi. Superato l’ostacolo monocellulare poliziesco, accompagnamo Andrea al negozio di dischi e arriviamo all’aeroporto con venti minuti di ritardo. In compenso l’aereo è in ritardo di un’ora e Alessio non mi ha avvertito. L’unica magra consolazione è che a Nilusha servono venticinque minuti per capire che l’aereo non è in orario. Sommati al ritardo, manca poco all’effettivo arrivo. Passano lenti i minuti anche perché stiamo morendo di fame, ma passano. Di Alessio neanche l’ombra. Dopo poco squilla il telefono:«Eccolo, sto per uscire»
«Grazie per avermi avvertito del ritardo»
«Non prendeva il telefono sull’aereo»
«Ho fame sbrigati ti odio».
Ride e aggancia. Passano ancora dieci minuti e il telefono squilla di nuovo:
«Mi hanno perso la valigia».
Non ride più. Non ho parole. In realtà viene da ridere a me, ma mi trattengo.
Finalmente lo vedo sbucare. Sale in macchina e andiamo di corsa a mangiare.
Dopo aver ingurgitato un'orrendo cheeseburger, li lascio andare a casa con Mika e Milena e me ne vado a letto. Sono le quattro e sono stanco morto. Alle undici squilla il telefono. E’ Alessio che sconvolto mi descrive la casa:«A parte le formiche e le macchie di sperma sul letto, anzi sui letti perché sono due e piccoli, sembra di essere a Beirut dopo un bombardamento. La polvere regna sovrana e non ti descrivo la cucina perché verrebbe la nausea anche a te. Oltretutto sbuca gente nuova ogni cinque minuti. Ho trentaquattro anni e in vacanza voglio stare comodo, ti prego fai qualcosa siamo nelle tue mani».
Niente male come inizio vacanza, non vedo l’ora di vedere come procederà. Naturalmente vi terrò informati. A presto.

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