giovedì 19 marzo 2009

Udite udite!! E' appena uscita, in un libro, una raccolta di lettere scritte da persone più o meno note e indirizzate a genitori, fratelli, figli e parenti con disabilità diverse. Il libro si chiama «Amore Caro» (Cairo Editore) ed è a cura di Clara Sereni. Uno degli autori meno noti (forse «il» meno noto visto che è la prima volta che mi pubblicano) sarei io, gli altri sono: Franco Amurri, Pulsatilla, Giovanni Maria Bellu, Oliviero Beha, Gloria Buffo, Paola Free Martin, Barbara Garlaschelli, Paola Cortellesi, Valentina Locchi, Kicca Menoni, Lunetta Savino, Marco Savino e Clara Sereni che ha scritto il bellissimo capitolo introduttivo. Tutti i proventi verranno devoluti alla fondazione «La città del sole», una Onlus impegnata nell'integrazione di varie diversità. Quindi, riassumendo, vi elenco alcuni motivi per i quali dovete comprarvi il libro:

A: Perchè è un bel libro, e potrebbe aprire qualche mente.

B: Perchè è scritto da fior di giornalisti, scrittori, attori e quant'altro.

C: Perchè i proventi andranno a una fondazione che lavora concretamente e seriamente.

D: Perchè una delle lettere l'ho scritta io (è o non è il mio blog questo?!).

E: Perchè «Caro» m'è costato, «Amore», denudarmi in questa maniera. E, come a me, credo a tutti gli autori presenti.

Come direbbe una mia cara amica: ACCATTATEVILLO!

sabato 14 marzo 2009

Ho avuto un incubo. Premetto che ho il terrore di volare. Detesto prendere l'aereo. All'occorrenza, ne faccio volentieri a meno. Forse perchè il mio segno, il capricorno, è saldamente attaccato alla terra o, più probabilmente, perchè un amico di famiglia, pilota alitalia in pensione, tempo fa mi ha detto che non riesce a spiegarsi il motivo per il quale permettano alla gente di viaggiare in aereo:«E' il mezzo più insicuro che conosco». Fatto sta che odio volare. Ovviamente ho sognato di schiantarmi con un volo di linea. L'aereo, come nei migliori film del settore, inizia a tremare e sussultare sempre più forte. Poi precipita, roteando in una vorticosa spirale: la carlinga piegata sul lato sinistro, come se qualcuno avesse preso al lazo l'ala e stesse tirando giù con forza. La gente urla terrorizzata, mentre borse e pacchetti cadono dagli scomparti spalancati dalla forza centrifuga. Ho le mani attaccate ai braccioli e il corpo teso, spiaccicato contro lo schienale del sedile. Mi rendo conto che sto per schiantarmi. Tutti se ne rendono conto. In quel momento, la voce del comandante si diffonde attraverso gli altoparlanti:«Siamo davvero spiacenti che l'aereo stia precipitando e che morirete con la nostra compagnia. Ci auguriamo che l'evento risulti indolore e vi assicuriamo che faremo chiarezza sull'accaduto. Addio.». Mi sveglio con la voce del comandante nelle orecchie e il cuore in piena tachicardia. Ho il fiatone. Accendo la luce: casa dolce casa. Mai stato così felice di essere nella mia stanza. Sembrava vero.
Non parlatemi di volare per almeno sei mesi.