giovedì 12 febbraio 2009

Sono più leggero. Non solo fisicamente, sento anche l'anima più leggera. Come se l'avessi liberata da una prigione.
Mi sono tagliato i dreadlocks e mi sono tolto delle cisti sebacee (così si chiamano) da viso, collo e orecchie.
Non da solo ovviamente. Sono andato dal mio barbiere (che già di per se è un'assurdità: ho i dreads da otto anni, come faccio ad avere un 'mio barbiere'?), che è in realtà il mio vecchio barbiere ma è anche il luogo dove esercita la mia estetista. Per questo ho continuato a frequentarlo negli anni. Non vi dico quando ho chiamato per prendere l'appuntamento. C'è mancato poco che gli venisse un infarto. Ha iniziato a urlare agli altri soci:«Lorenzo si taglia i capelli‼ Vi rendete conto, si taglia i capelli‼». E pensare che il mio barbiere è un posto fuori dal mondo. Un'isola senza tempo, o meglio ferma in un tempo di eleganza, cortesia e professionalità che non esistono più purtroppo. La notizia ha portato lo scompiglio anche in questo intramondo di tranquillità. Sono entrato accompagnato da mio fratello Franco che, da buon regista, ha voluto documentare visivamente l'evento, dal mio caro amico Alfi, che ha rinunciato a un super weekend a Riccione con super modelle pur di assistere e godere del taglio (li ha sempre odiati) e da Nilusha il mio assistente. Definire lo stato di Stefano, il barbiere, euforico sarebbe minimizzarlo. Non ho fatto in tempo a togliermi la giacca, che già ero posizionato davanti allo specchio con il grembiule girocollo addosso. Non ha voluto concedermi tempo per ripensamenti o dubbi, forbici in mano e sorriso sadico stampato ha iniziato da quelli davanti. Quelli che una volta tagliati, non si torna più indietro. Per un attimo la sensazione è stata sgradevole. Al quinto dread tagliato ho iniziato a sentirmi leggero. Una tranquillità interiore che raramente ho provato negli ultimi anni, mi ha gradualmente sommerso come un'alta marea. Pensavo che avrei fatto la fine di Sansone, ho sempre portato i capelli lunghi. Sono stato vittima del musical 'Hair' che, in tenera età, mi ha folgorato con musiche, colori e capelloni innamorati della vita e della libertà. Invece, più tagliava più sentivo di aver preso la giusta decisione (resto comunque fricchettone dentro). Quando hai i dreads, i capelli vengono convogliati a ciocche in una certa direzione. Mano mano che il tempo passa la direzione si consolida. Così quando li tagli, hai praticamente un cespuglio in testa con rametti che puntano direzioni diverse. Momento di panico terminato subito, grazie all'assistente di Stefano che arriva con balsamo super cremoso e pettine e inizia un lavoro di ammorbidimento del cespuglio. Alla fine del quale Stefano tagliuzza di qua e di là, aggiusta la lunghezza (cortezza in questo caso) e mi fa un megashampoo. Non sentivo due mani massaggiare il cuoio capelluto da troppo tempo. Un'estasi. Dopo avermi asciugato e frizionato a dovere con prodotti rivitalizzanti, Stefano mi ha guardato negli occhi e mi ha ringraziato a dovere:«Ho provato attimi di godimento unici, grazie dell'onore che mi hai concesso». Se ci riflettete un attimo, per un barbiere tagliare un metro di dreadlocks è una cosa più unica che rara. Può non capitare mai. Infatti ha voluto il servizio fotografico. Sto valutando se farglielo pagare il costo di un taglio...

Ne, ovviamente, mi sono tolto le cisti da solo. Per completare l'opera, tagliati i capelli, una mia cara amica e bravissimo chirurgo plastico del Bambin Gesù mi ha ricoverato per togliermi una serie di cistine di grasso sparse tra viso, orecchie e collo. Il problema è iniziato qualche tempo dopo l'incidente. Ogni tanto mi si formano delle cisti a causa dell'eccessiva produzione di sebo (grasso appunto). Probabilmente una reazione chimica di cellule impazzite, che accumulano sebo e lo portano dove non deve andare. Sono entrato di mattina per fare le analisi di routine: prelievo, elettrocardiogramma, radiografia al torace. Premetto che il reparto è nuovo e accogliente. Le stanze sono abbastanza grandi e l'atmosfera è rilassata e professionale. Connubio che non sempre funziona. Un'infermiera mi ha prelevato il sangue e ha cercato di farmi l'elettrocardiogramma senza successo. D'altronde sono in un ospedale per bimbi e i cavetti adesivi della macchina non attaccano sui peli di un trentottenne. Mi ha spedito, con tanto di foglio\richiesta, da una sua collega. Stanza 34. Due piani e un lunghissimo e freddissimo corridoio più sotto. L'elettrocardiogramma della collega è di quelli vecchio stile, con le ventosine e i palloncini. Funziona anche con gli uomini pelosi. Fatto questo sono andato in radiologia dove ho incontrato un infermiere molto simpatico. Che però non aveva ricevuto la richiesta dal reparto, che era invece arrivata al pronto soccorso. Molto cortesemente mi ha accompagnato nel labirinto di corridoi e porte fino alla radiologia del pronto soccorso (da solo chissà quanto avrei impiegato a trovarla) e mi ha lasciato in consegna a due suoi colleghi. I quali prima mi hanno chiesto se potevo stare in piedi per qualche minuto (...) poi, capita la situazione, mi hanno messo a sedere su un sedile di metallo parte di un macchinario radiografico. Hanno infilato una veste anti-raggi a Nilusha, che mi teneva in equilibrio sul metallico trespolo, e finalmente hanno scattato la foto al mio torace. Finiti gli esami, mi sono sdraiato sul letto per riposare. Mentre il mio compagno di stanza, un adolescente di Sulmona, veniva portato in sala operatoria. Tornato dopo due ore, operazione andata bene, ha iniziato a svegliarsi dall'anestesia. Si dice che il risveglio post-anestetico sia lo specchio dell'anima. Il carattere, se c'è, viene fuori. Il suo c'è e piuttosto incazzato direi: raramente ho sentito tante bestemmie e parolacce, che erano le uniche parole comprensibili in mezzo al dialetto, uscire dalla bocca di un ragazzino. Quei poveri genitori massacrati a male parole. Poi ho saputo che era la terza operazione, dopo che due precedenti erano andate male. Aveva tutte le ragioni del mondo per essere incazzato direi. Poco dopo il suo dolce risveglio è arrivato il mio turno. Patricia, la mia amica 'chirurga', è venuta a prendermi in stanza e mi ha portato in sala operatoria. Ho risposto alle domande di routine degli anestesisti (due addirittura!); hanno reso il tavolo operatorio più morbido, per salvaguardarmi da eventuali piaghe da decubito; mi hanno infilato un ago-cannula nel braccio e mi hanno abbattuto come un bisonte (i 5-10 secondi prima di cadere vittima dell'anestetico sono momenti indimenticabili, dove tutto perde importanza e conta solo quel vago benessere che lentamente ti avvolge). Perfetti! Dopo due ore e mezza mi sono svegliato nel letto della stanza, con Patricia che mi rassicurava e il sulmonese che bestemmiava. Aria di casa. Il giorno dopo, in tarda mattinata, mi hanno dimesso. Andasse sempre così liscia, sarebbe un piacere farsi ricoverare. Grazie Patricia, 10 e lode.

In summa, mi sento più leggero. Anche perchè, tra cisti e capelli, peserò un paio di chili in meno.



3 commenti:

Anonimo ha detto...

Portavo i dreadlocks anche io, mi tornano in mente ogni volta che qualcuno si specchia nel mio temporoparietale.

Mastro ha detto...

Ma non ci posso credere! Cazzo non vedevo la tua faccia da 10 anni! Ma che bel ragazzo, quasi, quasi ce sto' a fa un pensierino... Sono molto contento che ti senti più leggero, del resto nella vita è fondamentale cambiare, l'immobilità è il peccato peggiore per un essere umano, be' questo lo diceva Dante molto prima di me non concedendo a questi peccatori neanche il lusso dell'inferno, "Fama di loro il mondo esser non lassa; Misericordia e giustizia li sdegna; non ragioniam di lor ma guarda e passa." quindi Bravo! Mo' non pensare che sono diventato un baciapile pure io... però se mi guardo alle spalle la cosa che mi rende più fiero di me stesso è di non essermi mai tirato indietro da niente e da questo aver imparato qualcosa, certo in certi sbagli e certe paure ci si ricade sempre ma in tanti ho imparato a non ricaderci e a fare nuovi sbagli. E per quel po' che ti ho conosciuto in tutti questi anni, so che ti sei sempre comportato così anche tu. Quindi in teoria dovremmo esserci garantiti almeno l'Inferno... Oggi mi trovo ad educare una creatura meravigliosa e mi rendo conto di quanto sia vero che è il mestiere più impegnativo e arduo che ci sia, ma non solo è bellissimo, è soprattutto impossibile sottrarsene, e anche se so bene che molti riescono a farlo, sono certo che rovinino, ancor più di quella dei figli, la loro stessa vita, vivendo nel dolore e nel rimpianto per sempre. Insomma si torna al punto di partenza, gli errori si fanno ma sono frutto di una scelta e l'importante è scegliere e ancora cambiare idea e scegliere, cambiare e scegliere... Interessante la storia dell'anestesia, io quando mi sono risvegliato stavo una favola, ma certo venivo da un altro decorso, quindi chissà... Il resto tutto bene? Let me know. Adesso sulla mail ti mando una foto di Anna (mia figlia). Mi sono dimenticato di mandarti le date di quando mandavo dei sottotitoli, il prossimo ciclo sarà su Marguerite Duras a Villa Medici dal 7 marzo, i film non so ancora come sono anche perché essendo dal francese non ne traduco neanche uno, ma ti consiglio di venire ugualmente, s emi fai sapere quando ci vediamo prima e ti faccio fare un giro di Villa Medici, nun sai che roba, in assoluto uno dei posti più beli del mondo. Vabbè, a presto, baci sulla bocca, Mastro.

Anonimo ha detto...

...li hai tagliati!
bene...anche io ne ho tagliati un po' ma ho lasciato le due treccine dietro...
baci